Il legno nella storia; approfondimento
Il legno insieme al fango, alla pietra ed ai mattoni crudi è stato tra i primi materiali utilizzati dall’uomo per la costruzione d’architetture stabili, ad incominciare dai sistemi a palafitta. Nondimeno per il suo favorevole rapporto peso/resistenza ha rappresentato la risorsa più indicata per la realizzazione d’ambienti di vita confinati in grado di essere facilmente trasportati dalle popolazioni non stanziali: si veda, ad esempio, la struttura d’elevazione verticale della tenda. Ha costituito per molti secoli l’unico materiale adatto a realizzare strutture portanti orizzontali per la sua leggerezza, resistenza a trazione e disponibilità dimensionale. Fin dall’antichità è stato usato con continuità per tutti i componenti costruttivi, sia portanti che complementari. Soprattutto per l’edificazione di uno scheletro ligneo autoportante che permetteva di velocizzare sensibilmente le operazioni costruttive, da complementare poi con tamponamenti leggeri o pesanti che collaborano all’irrigidimento di tutto il complesso strutturale. A favore del legno hanno giocato sicuramente: per molte regioni, una diffusa possibilità d’approvvigionamento in natura un’agevole lavorabilità una spiccata duttilità applicativa una leggerezza che consente un facile trasporto e un’altrettanto agevole messa in opera, senza risultare limitante per l’ottima resistenza meccanica. Se il legno esposto all’aria e all’ambiente umido si degrada facilmente, a causa dell’attacco d’insetti e microrganismi, in ambiente anaerobico e oscuro tende a conservarsi per secoli (vedi il caso delle fondazioni a pali di legno su cui poggia Venezia: il fango in cui sono infissi i pali li ha mantenuti integri per millenni).
Rispetto agli altri materiali tradizionali impiegati nelle costruzioni, il legno possiede una peculiarità unica: reagisce bene sia a compressione sia a trazione e proprio per questo è stato possibile il suo impiego per gli elementi inflessi. Inizialmente il legno veniva spesso impiegato per la realizzazione di molteplici parti: oltre che per le strutture d’elevazione orizzontale ed inclinata (solai e coperture a falde), anche per le chiusure verticali e partizioni interne. Un esempio noto è certamente le infinite tipologie dei primi ripari a capanna dove il tronco e gli apparati connessi servivano per realizzare praticamente la quasi totalità del sistema edilizio. Dove invece gli alberi non erano così abbondanti, i tamponamenti ed i sistemi di chiusura vedevano l’introduzione di sistemi complementari. Un passo importante è rappresentato dalla nascita dei sistemi costruttivi ad intelaiatura lignea più o meno diffusa dove gli elementi diagonali sono inseriti all’interno della maglia ortogonale deformabile per garantire un insieme d’elementi triangolari e quindi indeformabili. L’elemento costruttivo in legno lasciato a vista è stato tuttavia quasi sempre sinonimo di costruzione povera o comunque provvisoria: l’architettura di pregio e quella monumentale volute e progettate per durare nei secoli tendevano a limitare l’uso di questo materiale o a proteggerlo, nascondendolo sotto rivestimenti in pietra o intonaco. Gli elementi lignei vennero sostituiti con il tempo da materiali più duraturi che tendevano a soddisfare requisiti come per esempio la resistenza dell’edificato agli incendi che si sviluppavano all’interno di perimetri urbani. Con la nascita dei nuovi centri urbani nelle grandi colonizzazioni delle zone boschive occidentali, alle costruzioni in tronchi, che mostravano un carattere ed un aspetto piuttosto duraturo, ma allo stesso tempo grezzo, e che richiedevano un pesante lavoro unitamente a grandi quantità di materiale, si sostituirono in parte dei veri e propri nuovi brevetti costruttivi che rispondevano alle mutate esigenze del mercato: velocizzazione delle operazioni di posa, impiego d’unioni facili e veloci (con chiodi), diminuzione del numero d’operai durante la fase di costruzione.
Il legno raramente concorre oggi autonomamente alla completa realizzazione di parti fondamentali dell’edificio quali la struttura e la chiusura, come invece accadeva in alcune tipologie della tradizione montanara che utilizzava pareti portanti in legno e legno massiccio unito principalmente con incastri. Con l’avvento del sistema ad intelaiatura gli elementi tecnici sono risolti con l’impiego di segati uniformati di piccole dimensioni che condizionano tutto i,processo tecnologico. Negli edifici della tradizione nord e centro Europa la struttura a traliccio ligneo acquista importanza tale da poter essere considerata la scelta tecnologica dominante: il tamponamento murario deve presentare consistenza sufficiente a irrigidire la maglia lignea soggetta a deformazioni elastiche e quindi deve essere scelto in funzione delle caratteristiche della struttura portante. Attualmente le opere in legno vengono impiegate nella nuova costruzione per lavorazioni secondarie e ben poche lavorazioni primarie. Queste soluzioni non sono in grado di condizionare le altre parti della costruzione divenendo un mix tecnologico globale dove le opzioni tecniche sono autonome l’una rispetto all’altra. L’evento che diede una svolta all’intero mercato ed alla concezione delle prassi costruttive acquisite fu la riscoperta del legno per impieghi principalmente strutturali realizzata attraverso varie espressioni del legno ricostruito tra cui primo tra tutti il legno lamellare. Questa tecnologia ha influenza rilevante sulle chiusure verticali e superiori diventando in questa maniera un’opzione tecnologica globale che delinea un vero e proprio stile di intervento. Anche per questa tecnologia però l’uso più corretto in termini di rapporto costo/prestazione sembra risultare, almeno per alcune tipologie di edificio, quello di strutture in elevazione orizzontale o inclinata da affiancarsi a strutture verticali in cemento armato, ribadendo concetti di specializzazione e tecnologie miste. Si ha quindi un’esaltazione delle capacità singole: per il c.a. resistenza a compressione e massa (strutture principalmente compresse come pilastri e fondazioni, cioè strutture verticali), mentre per il legno lamellare leggerezza e resistenza a flessione (quindi strutture flesse come travi, cioè strutture orizzontali). In conclusione si può affermare che, salvo rare eccezioni, la tecnica del legno massiccio e quella del legno lamellare, sono impiegate all’interno della logica del mix tecnologico che ha come obiettivo quello di dare ad ogni elemento tecnico, ad ogni parte dell’organismo edilizio una soluzione tecnologica corretta e appropriata.