Le cinture di castità tornano di moda; attualità e storia di questi oggetti medioevali
Tornano di moda le cinture di castità che troviamo tra le varie collezioni dello show room di Serafini Antichità. Una nuova moda per un vecchio attrezzo. Vecchio, ma con obiettivi ben diversi. Diversi, anzitutto, da quelli perseguiti dalla signora sessantenne di Padova che ne aveva indossata una per scoraggiare eventuali stupratori. E che, alla fine, ha dovuto richiedere l’intervento dei pompieri per potersene liberare. Divenendo suo malgrado – e grazie all’invadenza social – famosa in ogni angolo del pianeta. Perchè già di per se la parola cinture di castità fa pensare a epoche medioevali. Epoca buia per convenzione ma alquanto suggestiva e ricca di fascino, quando andava di moda la storiella delle cinture di castità riservate alle signore, alle spose, soprattutto durante i periodi di guerra. Perché così, i mariti, chiudendo a chiave i genitali delle consorti, prima di sparire per anni nel turbinio delle varie guerre, avrebbero potuto sperare di assicurarsene la fedeltà. Ipotesi burlesca e illusoria. Ma assai facile da far passare, da veicolare tra i gonzi: il “buio” Medioevo era servito! Da tempo invece, storici ed accademici cominciano a dedurre che simili strumenti di tortura non fossero affatto utilizzate per la castità, perché nessuna donna sarebbe sopravvissuta alle conseguenze igieniche e ai gravi problemi di salute. Dopodichè è acclarato che tra il diciottesimo e diciannovesimo secolo si siano usate le cinture di castità proprio per provare quanto fossero barbari e bui quegli anni. In parole povere, un mito costruito per mostrare quanto la civiltà stesse evolvendo. Quel che è vero è che la prima descrizione di una cintura di castità è stata rinvenuta in un disegno del 1405, nel libro “Bellifortis” dell’ingegnere tedesco Conrad Kyeser von Eichstadt. Probabilmente ideate al tempo dell’Antica Roma, le cinture di castità erano poco più di un ornamento. Oggi, al contrario sono un oggetto fetish molto amato nel bondage e BDSM. Con un obiettivo del tutto diverso. Ovvero, portare l’eccitazione al livello più alto, ma demandare il controllo ad altri. Insomma il contrario della castità.
Questi oggetti complessi e nel contempo semplici, erano delle fasce metalliche molto flessibili che avevano il compito di coprire i genitali femminili, ed avvolgere quelli maschini il tutto bloccato da evidenti lucchetti. Si chiamano ‘cinture di castità’ e si narra che comparvero già ai tempi delle Crociate ed il loro uso viene attribuito ai cavalieri che volevano assicurare l’assoluta fedeltà della propria donna durante la loro assenza. Questo è sempre quello che si è detto in proposito, ma oggi risulterebbe molto falso, infatti alcuni studi effettuati fanno sorgere molti dubbi sull’utilizzo di questo famoso oggetto anti sesso. Nonostante la cintura prevedesse alcune aperture per gli inevitabili bisogni fisici della persona che la indossava, rimangono comunque molti problemi di natura igienica, inoltre è stato asserito che molti cavalieri preferivano accoppiarsi con la propria donna con l’intento di una gravidanza, ma anche questo non era possibile in quanto la cintura, avrebbe impedito l’eventuale parto, provocando inevitabilmente la morte della donna. In realtà è un dato di fatto che non esistono al mondo cinture di castità che siano autentiche e che risalgano effettivamente al Medioevo, tutte quelle rintracciabili sono imitazioni fabbricate a causa di una leggenda. La castità sessuale esiste evidentemente da moltissimi secoli nella vita dell’uomo, ma non ci sono prove certe che in quegli anni fosse stata intesa come dissuasione erotica invece di purezza teologica.
Il primo oggetto che assomiglierebbe ad una cintura di castità, è rintracciabile in un manoscritto del 1405 denominato Bellifortis di Kyeser che trattava temi riferibili alla tecnologia militare di quei tempi. In tale manoscritto è visibile un’armatura che veniva indossata dalle donne di Firenze e imposta dai mariti particolarmente gelosi, ma l’autore ne parla in maniera evidentemente ironica, infatti molto probabilmente il disegno potrebbe essere stato realizzato solo sulla base di dicerie e non riprodotto da un oggetto originale. Una cintura di castità originale era stata attribuita alla Regina di Francia Caterina de’ Medici vissuta tra il 1519 ed il 1589, custodita nel Museo d’arte di Parigi, ma purtroppo nel 1990 lo stesso museo dichiarò che l’oggetto era un falso e risaliva al XIX secolo. Forse abbiamo sfatato un mito della storia dell’uomo, ma purtroppo ad oggi non abbiamo prove certe della vera esistenza di questo oggetto anti sesso e quindi possiamo continuare ad essere complici della nostra immaginazione.