L’arte in Vespa; ecco tutte le nuove proposte di Serafini Antichità
Si celebra l’arte da Serafini Antichità, e questa volta in Vespa. Sono in arrivo presso lo show room di Civita di Oricola dei fantastici pezzi da collezione, unici nel loro genere. Questa volta di scena è la Vespa, sulla quale è stata realizzata una composizione stupenda. Un piano in legno la struttura che è una vera e propria opera d’arte. Ideale per l’arredo di un locale, una attività ricettiva, ma anche un vero e proprio pezzo d’arredamento per intenditori ed appassionati. La cultura della Vespa è diffusa in tutto il mondo, e poterla avere anche in questa nuova dimensione è sicuramente molto interessante. Ma oltre a questo sono in arrivo altri pezzi unici di collezione realizzati anche con Lambretta ed altre realizzazioni di grande interesse, come quelle che potete osservare nella galleria fotografica. Si potrà arredare un locale, con divani realizzati con i cofani della auto pezzi veramente unici nel loro genere e di grande prestigio. Cliccando sulle singole foto si ottiene l’ingrandimento. La fantasia e l’arte in un mix suggestivo ed unico…a breve disponibile presso lo Show Room.. vi aspettiamo!
La storia della Vespa
Fondata a Genova nel 1884 da Rinaldo Piaggio, all’epoca ventenne, la società Piaggio si dedica inizialmente alla costruzione di arredamenti navali per poi estendere la propria attività alla costruzione di carrozze e vagoni ferroviari, motori, tram e carrozzerie speciali per autocarri.
La nascita di un mito
La Vespa nasce della determinazione di Enrico Piaggio a creare un prodotto a basso costo e di largo consumo. All’approssimarsi della fine della guerra, Enrico studia ogni soluzione per rimettere in moto la produzione nei suoi stabilimenti.
VESPA 125 U, 1953
Prodotta in soli 7.000 esemplari la Vespa 53 U è tra gli scooter più ricercati dai collezionisti. Foto © Archivio Piaggio
A cominciare da quello di Biella, dove venne realizzato un “motorscooter” sul modello delle piccole motociclette per paracadutisti. Il prototipo, siglato MP 5, venne battezzato “Paperino” per la sua strana forma: ma non piacque ad Enrico, che incaricò Corradino D’Ascanio di rivedere il progetto.
Il progettista aeronautico non amava però la motocicletta. Secondo lui erascomoda, ingombrante, con gommetroppo difficili da cambiare in caso diforatura; e oltretutto, per via della catena di trasmissione, sporcava. L’ingegnere trovò tuttavia tutte le soluzioni del caso attingendo proprio alla sua esperienza aeronautica.
Per eliminare la catena immaginò un mezzo con scocca portante, a presa diretta; per rendere la guida più agevole pensò di posizionare il cambio sul manubrio; per facilitare la sostituzione delle ruote escogitò non una forcella ma un braccio di supporto simile appunto ai carrelli degli aerei. E infine ideò una carrozzeriacapace di proteggere il guidatore, di impedirgli di sporcarsi o scomporsi nell’abbigliamento: decenni prima della diffusione degli studi ergonomici, la posizione di guida di Vespa era pensata per stare comodamente e sicuramente seduti, anziché pericolosamente in bilico su una motocicletta a ruote alte.
Dal nuovo progetto di D’Ascanio nacque un mezzo che con il “Paperino” non aveva più nulla a che vedere: una soluzione assolutamente originale e rivoluzionaria rispetto a tutti gli altri esempi di locomozione motorizzata a due ruote. Con l’aiuto di Mario D’Este, suo disegnatore di fiducia, a Corradino D’Ascanio bastarono pochi giorni per mettere a punto la sua idea e preparare il primo progetto della Vespa, prodotto a Pontedera nell’aprile del 1946.
Il nome del veicolo fu coniato dallo stesso Enrico Piaggio che davanti al prototipo MP 6, dalla parte centrale molto ampia per accogliere il guidatore e dalla “vita” stretta, esclamò: «Sembra una vespa!». E Vespa fu.
Nel frattempo, con la prima guerra mondiale, Piaggio entra nel settore aeronautico, un business in cui opererà per i decenni a venire. Inizia così la produzione di idrovolanti e aeroplani, come pure l’acquisizione di nuovi stabilimenti: nel 1917 una fabbrica di aerei a Pisa, quattro anni dopo un piccolo stabilimento a Pontedera che sarebbe divenuto il centro della produzione aeronautica di Piaggio (eliche, motori e aerei completi, incluso l’avanzatissimo Piaggio P108 nelle versioni passeggeri e bombardiere).
Negli anni che precedono la seconda guerra mondiale, e durante il conflitto, Piaggio è uno dei maggiori produttori italiani di aerei. Proprio per questo rappresentano un obiettivo militare strategico e gli stabilimenti Piaggio di Genova, Finale Ligure e Pontedera escono distrutti dalla II guerra mondiale.
L’invenzione del 1946
I figli di Rinaldo Piaggio, Enrico e Armando, immediatamente dopo la guerra curarono il nuovo avvio della produzione industriale. Il lavoro più duro toccò a Enrico, cui spettava la ricostruzione del grande stabilimento di Pontedera, anche recuperando parte dei macchinari trasferiti a Biella, in Piemonte. Enrico Piaggio optò per una totalericonversione industriale, puntando sulla mobilità individuale di un Paese che usciva dalla guerra. Avrebbe realizzato la sua intuizione, creando allo stesso tempo unveicolo destinato a grandissima celebrità, grazie allo straordinario lavoro progettuale di Corradino D’Ascanio (1891-1981), ingegnere aeronautico e geniale inventore.
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